
Un po’ a causa della crisi, un po’ (di più) per l’innata tendenza dell’italiano a voler risultare più furbo (e delinquente) degli altri, ritengo che ultimamente sia necessario tenere gli occhi aperti anche quando si fa il proprio lavoro onestamente.
Non so a voi ma a me capita sempre più spesso che il Cliente mi fornisca direttamente il contributo e non i soldi per acquistarlo: forse non si fidano più di noi o forse pensano che i continui aumenti del contributo unificato (che anche noi subiamo, costringendoci a ridurre gli acconti per l’avvio delle cause) siano solo scuse inventate ‘ad hoc’ per chiedere più soldi.
Molte volte mi è capitato di vedere marche da bollo ‘diverse’… e solo grazie alla mia esperienza ‘sul campo’ (ovviamente simile a quella di tutti i Colleghi), alla fine sono riuscito ad evitare una figuraccia e magari anche una ‘iscrizione nel registro degli indagati’.
Da poco si sono conclusi sulla questione diversi processi penali, con condanne estese a cancellieri e avvocati –>http://www.iltempo.it/roma-capitale/cronaca/2014/07/15/marche-da-bollo-false-in-tribunale-tredici-condanne-1.1271365 per la falsificazione di marche da bollo.
Ma a volte la marca è troppo ben confezionata, quindi, come difendersi?
Semplice!
L’Agenzia delle Entrate ha messo a nostra disposizione un facile strumento, reperibile all’indirizzo http://www1.agenziaentrate.gov.it/servizi/valoribollati/.
Basta cliccare sul link sopra riportato e poi inserire l’identificativo della marca (sono i 14 numeri sul codice a barre) e la data di emissione, per sapere l’importo preciso del contributo, la tipologia e la effettiva data di stampa.
In questo modo eviterete figuracce (o peggio, un processo penale).
Note a piè di pagina- [↩]