Su proposta dei Ministri per gli Affari Europei e della Giustizia, è stato approvato, in data 31/10/12, da parte del Consiglio dei Ministri, il decreto legislativo che recepisce la direttiva 2011/7/UE sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese, e (soprattutto) tra Pubbliche Amministrazioni e imprese.
Il Decreto è attuativo di una delega conferita al Governo con l’articolo 10 della legge n. 180 del 2011 (c.d. Statuto delle imprese).
Ancora una volta, quindi, è il Governo a dettare legge, probabilmente per manifesta incapacità ed assoluto immobilismo del Parlamento (qualcuno tentò una iniziativa normativa simile, senza successo – v. OpenParlamento)
L’Italia è il primo grande Paese europeo ad aver dato attuazione alla direttiva (dice il sito del Governo), addirittura in anticipo (2 mesi prima) rispetto al termine ultimo per il recepimento della direttiva.
Le motivazioni alla base della ‘anticipata’ attuazione, risiedono nella necessità (si legge sul sito istituzionale del Governo) di garantire la sopravvivenza, in questo delicato momento, delle imprese italiane, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese.
L’Italia si dota, così, di una più rigorosa normativa volta a contrastare i ritardi di pagamento, in particolare per quanto riguarda le Pubbliche Amministrazioni. I termini da rispettare sono di trenta giorni, che non possono comunque superare MAI i sessanta (salvo casi eccezionali).
Il decreto prevede, inoltre, una maggiorazione del tasso degli interessi moratori, che passa dal 7% all’8% in più rispetto al tasso fissato dalla BCE per le operazioni di rifinanziamento.
La disciplina del decreto legislativo si applicherà ai contratti conclusi a partire dal 1° gennaio 2013.
Per chiudere il cerchio, dovrebbero modificare anche l’articolo 147 Legge Finanziaria 2001, riducendo il termine dilatorio per l’esecuzione contro la PA da 120 a 30 gg.. E’ bene ricordare che, per presunto contrasto con la normativa CE (lotta contro i ritardi nei pagamenti), la questione dell’art. 147 è stata già affrontata dalla Corte di Giustizia… che però ha ritenuto legittima la norma nazionale. Solo un intervento nazionale, quindi, può unificare le discipline… speriamo!